18 marzo 2012

MANOPPELLO (PE) - CHIESA DI SANTA MARIA ARABONA

Una chiesa sorta su un tempio pagano dedicato alla "Grande Madre" 

Quest’antica abbazia edificata nel XII secolo, sorge su una collina all'interno del bellissimo Parco nazionale della Majella. Fu luogo sacro per i romani perchè nel luogo dell'edificio dominava un perduto tempio pagano dedicato al culto della dea Bona (da cui il nome di “Arabona” – Ara Bona – altare dedicato a Bona). Questa dea veniva associata al concetto di Grande Madre e agirebbe "pro populo" per la salute di Roma. A questa dea erano dedicati rituali di derivazione di quelli per la dea greca Demetra, legati in qualche modo alla fertilità ed erano esclusivi per le donne, gli uomini erano esclusi anche in veste di animali.
Rimane nella storia il ricordo dell'episodio in cui Publio Clodio nel 62 a.C. folle di curiosità, si travestì da donna per parteciparvi. Altre ipotesi vedono il nome come derivazione della parola area (aia) oppure aera (aria) come ad indicare una zona con una buona aria, salubre e non paludosa, concetto comunque legato alla dea Bona come dispensatrice di salute. 
Parte del tempio pagano fu utilizzato per la costruzione della chiesa, è infatti possibile scorgerne ancora oggi alcuni resti.
Un'abbazia nipote di Citeaux, la prima abbazia cistercense 

La chiesa di Santa Maria fu voluta dai monaci cistercensi provenienti dall’abbazia di S. Vincenzo e S. Anastasio a Roma (nota come l’abbazia delle Tre Fontane) e appartenenti alla linea di Clairvaux. La prima menzione dell’edificio è in documento relativo ad alcuni atti di donazione del 1208 che le conferisce il primato di prima chiesa cistercense in territorio abruzzese.
L'edificio è dunque derivato dalla linea cistercense e, come le sue altre sorelle italiane, ne eredita non solo le strutture ma anche i suoi misteri e la sua arcana simbologia.
Si trova a Manoppello, paese conosciuto per il Santuario del Volto santo, un borgo di origine romana appartenuto anche ai longobardi. Questa chiesa non ha mai goduto di particolari ricchezze, probabilmente proprio a causa della mancanza di fondi, dopo averne iniziato i lavori a partire dal presbiterio, la costruzione fu interrotta nei pressi della prima campata, dando l'impressione al visitatore odierno di trovarsi in un edificio a pianta a croce greca.
 
Fu abbandonata nel XIV secolo, l’inizio di un declino inesorabile di cui subirà il colpo di grazia in seguito ad un terremoto nel 1349. L’abbazia è comunque passata sotto varie giurisdizioni tra cui i francescani conventuali del Collegio di San Bonaventura a Roma nel 1587 e una famiglia privata nel 1806, ma ritornerà alla curia vescovile di Chieti-Vasto solo negli ultimi anni, con l'assetto strutturale molto cambiato a causa dei vari rimaneggiamenti.
Gesù e il cagnolino 

La facciata è costituita da un’alternanza di mattoni rossi con la pietra chiara locale a causa del restauro degli ultimi anni. Presenta una pianta quasi centrale con le navate laterali che sostengono la volta e con nella navata centrale la presenza di un ricco tabernacolo e un particolare candelabro. Le arcate a tutto sesto richiamano le strutture delle abbazie di Casamari e Fossanova; come Casamari, ad esempio, presenta 5 finestre sul fondo della parte absidale rettangolare, la parete della chiesa più antica, e due coppie di cappelle che si affacciano sul transetto.
Nell'abside sono presenti 3 dipinti, a partire da sinistra abbiamo una Santa coronata, probabilmente Santa Caterina d'Alessandria con in mano un libro chiuso, con l’altra un fiore e con dinnanzi a lei un frate cistercense inchinato. Di seguito incontriamo una crocifissione con la Madonna e San Giovanni. L'ultimo a destra rappresenta una vergine in trono con Gesù bambino, che tiene in mano un cagnolino bianco. Il dipinto è del 1377 ad opera di Antonio Martini di Atri, l'animale è metafora della fedeltà e rimane una presenza inconsueta nelle mani di Gesù.
Normalmente i cani venivano scolpiti ai piedi delle statue funerarie dei nobili a simbolo di devozione nei confronti del proprio Re o Imperatore, ma in che modo e a chi Gesù sarebbe fedele?
Il candelabro e la colonnina "differente" 

Il candelabro presenta una struttura particolarmente slanciata, molto decorata, con alla base due cani e un leone rampante.
Esso è costituito da una colonna centrale, metafora di Gesù, attorno alla quale si attorciglia una vite, simbolo dei fedeli che lo abbraccerebbero. Nella base le radici sono attaccate da due cani e un leone interpretate come le eresie che minaccerebbero l’intera pianta e dunque la fede cristiana.

i cani e il leone
E' inconsueto vedere questi animali come simboli negativi, perchè normalmente rappresentavano qualcosa di positivo legato alla forza, alla nobiltà e alla fedeltà. Sarebbero realmente, secondo le interpretazioni date dagli studiosi, una minaccia al bene? Perchè dunque scolpire leoni e cani e non più semplicemente draghi e lupi? A mio avviso, più che minacciare la base della colonna, potrebbero sostenerla con il loro vigore e la loro energia. Dopotutto la casualità ha voluto che in braccio a Gesù nel presbiterio ci sia proprio un cagnolino.
 
L’esplosione di foglie del capitello è sormontata da 12 colonnine a rappresentanza dei 12 apostoli che accoglierebbero il cero, portatore della fiamma eterna. Nel fuoco che brucia, senza che consumi, vi è la presenza di Dio. 
Le colonne sono una diversa dall'altra, quasi ognuna con una propria personalità. C'è quella più sobria, quella più decorata, quella liscia e quella decorata, ma tutte in qualche modo armoniche e simmetriche. Ce n'è solamente una ad essere particolarmente "strana" perchè "storta", partirebbe cioè a spirale per poi continuare diritta e interrompersi con un nodo.

il candelabro e il tabernacolo
La presenza di nodi non è inusuale nelle chiese, ma certo è che il motivo non è stato ancora spiegato e, nonostante spesso lo si valuta a livello decorativo, siamo convinti che vi sia un motivo simbolico più profondo. Perchè ad esempio in questo caso solo una colonna avrebbe il nodo? Se il motivo fosse quello decorativo ce ne sarebbero state altre.
Queste colonnine sarebbero metafora dei 12 apostoli ma l'unica colonna con il nodo sarebbe anche l'unica asimmetrica. Una tale diversità rivelerebbe forse la colonna malata, Giuda? Oppure, diversa dalle altre, indicherebbe un segreto, l'apostolo che Gesù amava? La “colonna annodata” è ricorrente in molte chiese e nella simbologia cristiana potrebbe rappresentare l’Immortalità dell’Anima. La colonna, elemento portante di un edificio che rappresentava anche la materialità, annodandosi sarebbe divenuta "spirito", innaturale, perdendo il suo corpo di sostegno. Quindi riguarda un elemento che ricondice allo spirito. 
Alle spalle del candelabro, appoggiato al muro ha la sua presenza un bellissimo tabernacolo in pietra (fine XIII secolo  inizio XIV), l'unico esempio di questa tipologia nella regione.
La cappella dell'Ordine equestre eletto dal papa 

Nella chiesa la cappella di San Rocco, a destra dell’ingresso a nord, è di proprietà dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e viene ancora oggi gestita dall’ordine, di cui è ben visibile lo stemma. Sulla parete emergono bellissimi affreschi tra cui una deposizione con Gesù tra le braccia di Maria con accanto San Giovanni Battista e Santa Maria Maddalena in ricchi abiti rinascimentali, quasi fosse una nobile, con ai due lati San Sebastiano e San Bernardo da Chiaravalle.
E’ un ordine cavalleresco cattolico e un’associazione pubblica di fedeli della religione cattolica eretta dalla Santa Sede. E’ considerata la sola istituzione laicale della Sata Sede con il compito di sopperire alle necessità del Patriarcato Latino di Gerusalemme e di aiutare e sostenere la presenza cristiana in Terra santa. Pro-Gran Maestro dell'Ordine è dal 29 agosto 2011 l'arcivescovo Edwin Frederick O'Brien, nominato direttamente da Papa Benedetto XVI.
 
L'Ordine risale al 1099 (Prima Crociata in Terrasanta) ed è stato istituito da Goffredo da Buglione dopo la conquista di Gerusalemme alla Prima Crociata motivo questo che lo ritiene l’Ordine equestre religioso più antico della chiesa cristiana. Particolare importanza l'avevano i sergentes, avendo lo scopo di difendere e custodire il Santo Sepolcro e i Luoghi santi. Essi ricevevano l’investitura direttamente sul Santo Sepolcro.
La "Porta dei Morti" e i "Fiori della Vita" 

Sotto il rosone della parete nord c'è un ingresso chiamato la "Porta dei Morti" perchè anticamente conduceva al cimitero, oggi scomparso.
Sul muro esterno sono presenti alcuni simboli ad oggi senza interpretazione. Sono due "M", una con un ricciolo spinato in cima e l'altra attraversata da una S.
 
Molto interessante l’interpretazione dell’Angolo di Hermes che reca:
"Il simbolo raffigurato a sinistra è più volte presente dentro e fuori l’abbazia, in diverse varianti. Esternamente, lo troviamo su dei conci inseriti al centro dei due costoloni che affiancano i portale d’ingresso. Quello di sinistra presenta il "ricciolo" irto di punte, che si avvolge verso sinistra, come nello schema che abbiamo qui ricostruito, mentre quello di destra lo ha doppio (quasi in forma di Tau), e presenta una specie di "S" avvolta sullo stelo centrale (un serpente?). Un altro esemplare si trova su una pietra a sagoma triangolare posta nel giardino. Presenta sempre i tre steli ritti ma il "ricciolo" superiore, semplice e spiraliforme, riavvolge verso destra. Lo ritroviamo anche all’interno, su una pietra pavimentale inserita davanti all’altare: esso presenta la doppia appendice e compare insieme ad altre insegne vescovili: il bastone pastorale e la mitria. Un quinto simbolo, del tutto simile a quello sulla pietra triangolare esterna, compare sull’architrave di una porta, evidenziato con della tintura rossa. Si tratta, con tutta probabilità, di un emblema intrinsecamente legato all’abbazia, affine a quello che compare in più punti dell’Abbazia di Morimondo, presso Milano, di cui abbiamo parlato nela scheda apposita."
 
i due fiori della vita
Nella chiesa sono visibili due fiori della vita, importante simbolo legato all’ordine dei templari.

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