8 novembre 2011

Cosa ci fanno mais e cactus in una chiesa medievale della ciociaria?

Siamo ad Aquino in provincia di Frosinone



Se alziamo lo sguardo dalle "Triplici Cinte del sagrato di Santa Maria della Libera ed osserviamo attentamente la facciata, in particolar modo il portale centrale, non si potrà fare a meno di notare altri elementi decisamente inconsueti.
L'architrave e gli stipiti si presentano impreziositi da un fregio con ornamenti vegetali. Tra cui spiccano strani fiori o baccelli che, pubblicazioni sul monumento, indicano come foglie d'accanto.
Queste piante, celebri per essere state imitate, in epoca Classica, nella lussureggiante decorazione dei capitelli corinzi, non mi sembrano avere tutta questa somiglianza con il bassorilievo di Santa Maria della Libera.
Molti ricercatori, tra cui l’amico Giulio Coluzzi, hanno fatto notare che sembrano pannocchie di granoturco.
Constatazione, che, ovviamente, non può che venire rigettata dalla "vulgata" ufficiale.
Pannocchie in una chiesa completata nel XII secolo? Impossibile.
Eppure quella decorazione esiste, eccome. Si può discutere su che cosa sia davvero raffigurato sul portale, ma non è certamente ignorandolo tout court che si potrà far luce su questo enigma.
I tre elementi lapidei che formano architrave e stipiti potrebbero essere materiali di reimpiego di epoca romana. E quindi anche le "pannocchie" risalirebbero a quell'epoca.


Pannocchie di mais del portale

Ma sempre a Santa Maria della Libera esiste un altro manufatto, questo senza ombra di dubbio medievale, con un curioso particolare. Anzi, due particolari.
Sono stati segnalati per la prima volta dal ricercatore abruzzese Tommaso Pellegrini, e sembrano proprio confermare l'ipotesi di rapporti transoceanici.
Il portale con le "pannocchie" è sovrastato da una lunetta a sesto acuto, abbellita da un mosaico in stile bizantino, che raffigura una Vergine con il Bambino benedicente che nella mano sinistra stringe un rotolo.
Ai lati della Vergine sono rappresentate le due defunte (visto che si trovano all’interno dei rispettivi sarcofagi) Ottolina e Maria, nobildonne della stirpe degli "Aquino", benefattrici della chiesa. Come indicato dalle lettere V e F, visibili sulla sinistra, che starebbero per "votum fecit". In riferimento, appunto, alla donazione (o del mosaico o addirittura della chiesa stessa) fatta a scioglimento di un voto.


Pannocchie di mais del portale

Questa è il mais sulla chiesa di Caramanico Terme
Fin'ora ne sono state individuate in Italia solamente due.
Sopra i sarcofagi si vedono due palme formate da tre foglie ciascuna. Ma si tratta davvero di palme? A Pellegrini sono sembrate invece due piante di cactus, con tanto di spine sui vari rami.
Queste piante dette xerofite, adatte ad ambienti aridi, prendono il nome dalla parola greca “Cactus”, ovvero “spinosa” con cui si indicavano sin dall’antichità certe specie di cardi diffuse nel Mediterraneo; e provengono, proprio come il mais, dal Nuovo Continente.


Lunetta del portale
(si notano ai lati di Maria i "cactus")

Ma come sarebbero arrivate simili piante (sempre che si tratti davvero di cactus) nel Basso Lazio medievale? 


La storia della chiesa di Santa Maria della Libera presenta ancora molti periodi ed aspetti oscuri, che forse celano la risposta a questi misteri. Al momento sono possibili soltanto alcune supposizioni.
I "cactus" del mosaico sono forse stati riprodotti da qualche manufatto romano ivi presente, oppure le spiegazioni possono essere, ma non meno affascinanti.
Quando si parla di viaggi in "America" durante il Medio Evo, il pensiero corre soprattutto ai Vichinghi ed ai Templari.
Si è sottolineato che Aquino faceva parte dei possedimenti dei Normanni, discendenti da quegli avventurosi, scaltri, coraggiosi navigatori vichinghi che avevano sfidato le gelide acque dell’Atlantico settentrionale, arrivando in Islanda, Groenlandia e sulle isole e coste canadesi.
Dalla Scandinavia, tramite la Normandia, i racconti, le gesta, le notizie sui viaggi dei “biondi lupi del Nord” possono essere arrivate nei territori dell’antica contea longobarda?


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